[Direttamente dall'Ansa dell'8 Aprile 2006]
Saluto e accolgo tutti. Questo è un funerale che non avrei mai voluto celebrare. Io sono sconvolto e angosciato come voi, sconvolto per l'uccisione del piccolo Tommaso, angosciato per la mancanza di cuore e per la cattiveria degli assassini. Per un mese abbiamo trepidato e sperato e pregato: invece il più odioso dei delitti, l'uccisione di un bambino piccolo, malato, é stato compiuto.
In queste settimane Tommy è entrato nelle nostre case, è diventato un po' anche nostro figlio, per questo la sua morte ha toccato così tanto tutti noi, e tutti abbiamo sentito affetto per lui e per i suoi. è stata espressa tanta solidarietà, dai grandi, come il Papa e il presidente Ciampi, ai piccoli. Il Papa per mezzo del Card. Segretario di Stato ha mandato un messaggio. Adesso tutti ci sentiamo sconfitti, pieni di dolore. Ora noi lo consegniamo a Dio Padre. Celebriamo la S. Messa con i paramenti di colore bianco come per i giorni di festa, perché presentiamo a Dio un bambino senza peccato. Un anno fa aveva ricevuto col Battesimo la vita e la santità di Cristo, era diventato tempio di Dio Trinità. Ora è accolto tra gli angeli in Paradiso, in comunione con Dio creatore. La presenza di tante persone a questo funerale dice che qui accade qualcosa che riguarda l'uomo come tale. Noi facciamo il funerale del piccolo Tommaso, ucciso, ma lui è il vincitore e gli uccisori sono gli sconfitti perché hanno ucciso in sé la propria umanità.
Molti non riescono a provare pietà per gli assassini, non riescono a perdonare, alcuni chiedono vendetta. Gesù ha pregato per quelli che lo mettevano in croce. Solo il bene sconfigge il male, solo l'amore vince la cattiveria. In questa Messa, ora, noi, siamo vicini ai genitori e ai familiari di Tommy, vogliamo sostenerli, confortarli, ridare a loro vita e sorriso, speranza, futuro, e ringraziamo tutti quelli che si sono impegnati a favore di Tommy e dei suoi, in particolare le forze dell'ordine. Quella sera del 2 marzo, Tommy, strappato dal caldo e dalla luce della sua casa, non poteva far altro che piangere, piangere la sua angoscia e la sua paura; c'era buio; l'orco cattivo era venuto e l'aveva portato via e lui era solo; poi l'orco l'ha ucciso, Tommy cercava un abbraccio e invece è stato ucciso. Come è stato possibile questo? I bambini, gli innocenti quante volte sono calpestati, negati! In tante parti del mondo sono costretti a lavorare o a usare armi contro i fratelli; tanti bambini e bambine sono abbandonati dopo la nascita, altri sono usati per procurarsi piaceri sessuali.
Oggi pensiamo a tutti i bambini che vengono calpestati nei loro diritti. Gesù ha detto parole di fuoco contro chi fa del male ai bambini, ha detto che sarebbe meglio per lui se gli fosse messa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare (cf. Mc 9,42) In questo momento tutti siamo molto provati, questo è un momento nel quale, come ci ha detto la prima lettura, "é bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore". Poco fa è stato letto il brano del Vangelo della morte e della risurrezione di Gesù, un brano che riguarda anche Tommy. Gesù non è morto, ma è stato ucciso: la differenza è enorme. Non è stato ucciso per incidente, ma proprio per quello che era. Gesù nella via della passione fu solo, con una solitudine vasta come il mondo. Il suo "forte grido" che risuonò come disperata impotenza di fronte alla morte fu il grido della nuova creazione che stava per nascere, al suo grido si squarciò il velo del tempio e la gloria di Dio apparve per la prima volta sulla terra. L'esclamazione del centurione romano davanti a Gesù crocifisso: "Veramente quest' uomo era Figlio di Dio" è il vertice di tutto il Vangelo di Marco, riassume in sé tutto: Dio è il crocifisso. Nel corpo crocifisso di Gesù il centurione (simbolo di ogni discepolo) riconosce Gesù come Figlio di Dio. Solo lì si riconosce il nostro unico Signore. Gesù fu poi messo nel sepolcro, fu restituito come ogni vivente al grembo della terra. Il corpo di Gesù deposto nel sepolcro esprime il fallimento totale, l'uomo senza salvezza.
Poi c'é il silenzio del sabato, il momento estremo quando l'uomo è fallito e Dio tace, il momento nel quale l'uomo è chiamato a sperare contro ogni speranza, a essere come Maria la Madre di Gesù. Il primo giorno della settimana l'angelo annuncia alle donne la bella notizia che Gesù ha sconfitto la morte: "non è qui" dice, il sepolcro è vuoto. è risorto, vive la vita che non muore più. Adesso bisogna tornare in Galilea e vivere la vita del discepolo, vivere con Gesù, come Gesù e per Gesù. E noi siamo qui, nella nostra Galilea, a vivere questo momento così drammatico. Quel che è accaduto a Parma poteva accadere da tante altre parti, ma è accaduto qui, e questo che cosa ci dice? Che il degrado etico nel nostro mondo è molto grave; che la vita è banalizzata, usata, strumentalizzata, profanata; che é tempo che Parma ritorni a essere luogo da dove vengono solo notizie belle e di vita; che la cultura edonista e individualista produce morte; che non è vero che la via della felicità sia soddisfare i propri desideri; che non è vero che tutti i desideri siano buoni e nobili; che, al contrario, è vero che la libertà, questo grande valore, può essere usato bene o male, che la molla del vivere non deve essere il successo a ogni costo, ma deve essere il fare della propria vita un dono, il vivere la solidarietà, la dignità incondizionata di ogni persona, la radicale uguaglianza di tutti e il rispetto di tutti. Siamo al mondo per vivere una vita buona; per i cristiani la vita buona è la vita vissuta da Gesù Cristo, una vita tutta fatta di amore, di dono e di perdono. Si tratta di vivere non solo secondo i propri sentimenti, che possono essere anche cattivi, ma anche e soprattutto secondo la prospettiva di Gesù. Quel che conta è amare, volere e fare il bene: chi si sbarazza dell'amore si sbarazza dell'uomo come uomo.